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Alla “gravità” che sancisce l’incontrovertibilità del potere del più alto sul più basso, opponiamo l’antimateria del gesto poetico.
Rivendichiamo l’appartenenza ad un gruppo di uomini e donne che fanno della propria arte la propria vita.
Questa condizione è autocentrata? Non crediamo. Certamente essa è portatrice di visioni che trascendono i soggetti stessi che le creano, è strumento potente per discernere il mondo e forse per preservarlo da una catastrofe che ora come ora si prospetta imminente.
Dobbiamo sforzarci di individuare i criteri fondamentali per la valutazione della reale ricchezza di una intrapresa culturale?
Può una società come la nostra, cieca nei confronti del diverso, permettersi il lusso di sostenere la pratica artistica al di là dell’esito che essa riesce a mettere in campo?
Anche noi stessi, a tal punto condizionati dai criteri di efficienza e di ritorno dell’investimento che animano i dibatti sull’impatto delle realtà che producono cultura, non siamo più in grado di riconoscere il valore essenziale delle nostre azioni, minati come siamo dalla parametrizzazione.
Rivendichiamo il coraggio di dichiarare insensate tutte le pratiche di valutazione dell’operato delle realtà culturali basate nel dominio del numero. Dichiariamo di natura perversa ogni tentativo di misura del valore se non viene affiancato da una analoga analisi della qualità e del senso intrinseco all’azione stessa.
Lyotard ci avvisava: “Siate commensurabili, oppure sparite”.
Da cosa è caratterizzata un’azione culturale se non dalla tensione costante a preservare i divenire, a mantenere viva la capacità di interconnessione con l’alterità e il mondo?
Un sistema che non aiuta le forme libere dell’arte ad autosostenersi è destinato a prosciugare la forza vitale necessaria al suo stesso mantenimento.
Il pensiero distorto di un liberismo economico e di un sistema legislativo soggiacente e compromissorio ha messo a punto una macchina stritolante, autopoietica ed autoprotettiva dello status quo: prima norma che si è dato è l’annichilimento costante di tutte le forze che ad esso si oppongono, siano esse forze politiche siano esse pratiche artistiche generative del nuovo o formatrici di senso.
Noi vogliamo difendere a tutti i costi e preservare una modalità di azione nel mondo la cui attitudine primaria sia una ricerca che sopravanzi la vita stessa del singolo per interconnetterlo all’universo dei sensibili.
Masque teatro
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