| Silvia Fanti | ||
| MAI STATO COSI' REALE Introdurre il progetto Village Oblivia in un ambito che si occupa effettivamente di performance equivale a un dirottamento (con ostaggi). Invernomuto immagina un luogo (il Villaggio), una durata (espansa, indeterminata), delle forme abitative (stare, pensare, inventare, guardare, ascoltare, dormire, uscire anche), degli ospiti (altri artisti, i giocatori di Seconda Fondazione, i visitatori, loro stessi in immersione), degli strumenti (più o meno muti, ricombinati, d'invenzione). Una sorta di cerchio magico. Uno spazio finito con possibilità infinite. Invernomuto  innesca, non conduce. Presenta, non si interessa della rappresentazione. Invita  fantasmi che si auto-legittimano e che scacciano lo Spettatore. Piuttosto  instaura una responsabilità collettiva dello sguardo e dell'accadere  ('Essential We'*), chiedendo immersione e sospensione dei ruoli. Si propongono altre configurazioni alla ricerca di immaginari spuri. Il fantastico diventa normale, in un'inversione di relazioni e cose. Si ammette il nulla, la stasi, il disturbo. Minima è la distinzione tra sè e l'ambiente, tra stimolo e risposta, tra epoche. Siamo in una stanza attraversata da figure in funzione, come in uno straniante sogno bunueliano. Per ragioni diverse ci siamo (Invernomuto e Xing) incuriositi di sottomondi comportamentali vagamente regressivi, che illuminano un presente-futuro in cui convivono ordinario e straordinario, brillante e involuto, in continua transizione. Anche dal punto di vista del formato, l'esperimento di Village Oblivia è aperto, in un interplay tra struttura e anti-struttura. Le premesse: 'Village Oblivia è un ambiente, una situazione esperienziale realizzata a più mani, dove distinguere chi ha fatto cosa sarà pressochè impossibile, nonchè inutile. Village Oblivia sarà frutto di scintille iniziali e di un seguente dialogo aperto con gli autori invitati, da sviluppare nei mesi precedenti all’evento reale.' Alcune  piste: rispettosa intrusione nei codici e abitudini dei giocatori di ruolo di  Seconda Fondazione (che di solito popolano boschi, mondo immaginario  ricostituito in spazi aperti, attuando una recita funzionale al loro gioco),  che porta alla riflessione antropologica sui rituali (a me interessano le  'tribù' in questo momento). Confluiscono in questo esperimento altri elementi che possono, in modo indiretto, essere utili a una ridefinizione del perchè e come si occupa una scena: la pluralità dell'accadere non concertato e la compresenza di corsi paralleli; l'ospite, in quanto figura destabilizzante, vicino e straniero; la scansione del tempo reale 1:1; il contributo di non professionisti del teatro; lo spostamento di registri dell'attenzione dal vedere all'ascolto e viceversa... Invernomuto ricerca e registra. Xing sollecita e accompagna l'indagine in un percorso produttivo a tappe (Raum, Crisalide, Netmage 09) per verificare modalità di abitazione di uno spazio e forme della creazione. Ciò che si deposita nel progetto di Invernomuto è l'osservazione delle intensità, occulte ed evidenti, di diverse forme di realtà. Il senso impresso è dare luogo e inquadrare le transizioni degli immaginari. Liminoid arts*? Cosa c'è  di irriducibile nella tua visione di mondo? Silvia Fanti/Xing * Martin Ericsson: Play to Love. Reading Victor Turner's' "Liminal to Liminoid, in Play, Flow, and Ritual; An Essay in Comparative Symbology" 
 Silvia Fanti curatrice e programmatrice nell'area  delle performing arts. Ha fondato e co-diretto a Bologna organizzazioni  culturali indipendenti rivolte alla ricerca transdisciplinare, tra cui Link  Project e Xing. Dal 2000 opera con Xing, network nazionale che si occupa di  ideare, sostenere e promuovere azioni di varia natura, contraddistinte da uno  sguardo interdisciplinare intorno ai temi della cultura contemporanea. E'  direttore artistico di F.I.S.Co. Festival Internazionale sullo Spettacolo  Contemporaneo e fa parte del board direttivo di Netmage festival.  Dal 2004 dirige la programmazione dello spazio Raum a Bologna, dove ha  dato vita tra le altre cose alla rassegna Living Room, appuntamenti  performativi realizzati per uno spazio ridotto.  |