|  | Head VI con:  Eleonora Sedioli, Federica Canginielettronica:  Matteo Gatti
 scene,  suono, luci: Lorenzo   Bazzocchi
 tecnica:  Andrea Basti
 ideazione  e regia: Lorenzo   Bazzocchi
 produzione:  Associazione Culturale Masque, Mood indigo (Bo)
 col  contributo di: Regione Emilia-Romagna, Provincia di Forlì-Cesena
 Liberamente  ispirato a "Francis Bacon. Logica  della sensazione" di Gilles Deleuze. Deleuze individua tre elementi nella pittura di Bacon:
 - Le grandi campiture come struttura materiale spazializzante
 - La Figura,  le Figure e il loro fatto
 - Il contorno
 Il contorno viene inteso come luogo di uno scambio nei due sensi. La figura è a  volte seduta sulla sedia, a volte coricata sul letto. Sembra che stia  attendendo che qualcosa possa accadere.
 Nell'individuare la dinamica del movimento e quindi una ritmica della  percezione accettiamo l'ipotesi di Deleuze, ossia: ciò che accade è sul punto  di accadere o è già accaduto.
 Altro elemento che abbiamo utilizzato nel lavoro con la figura è il cosiddetto  coefficiente di deformazione dei corpi e in particolare come suggerisce lo  stesso Bacon, quello di allungamento.
 Abbiamo seguito l'indicazione che il pittore ritiene necessaria affinché la  pittura possa strappare la   Figura al figurativo: isolare la figura. Tre sono le opere  prese in considerazione: Head VI del 1949, Study for a bullfight N. 1 del 1969,  Painting del 1978 e tre gli accadimenti realizzati lavorando su procedimenti di  isolamento, attenendoci costantemente ai suggerimenti di Deleuze per la  costruzione di dispositivi che non costringano la figura all'immobilità, bensì  ne rendano visibile il percorso, in una sorta di esplorazione che vada a  definire un campo operativo, in quella operazione liberatoria che lui stesso ha  definito come: attenersi al fatto.
 La scena  prevederà una figura isolata, questo è vero. Una figura che come un lottatore  avrà a che fare di volta in volta con dei testimoni, un pianoforte smembrato,  la testa di un corpo-maiale, una valigia sanguinante. Ma cosa c’è oltre alla  figura sulla scena?
 Lo spazio  scenico che Masque concepisce è un dispositivo di natura spazializzante, si  avvicina alla figura cercando di intereagire fisicamente con essa, se ne  allontana come se diventasse uno strumento prospettico. C’è nell’aria già dopo  pochi minuti dall’inizio una sensazione quasi tattile; la struttura diviene per  lo spettatore lo strumento per toccare con mano la figura. E a proposito della  mano; due le questioni: cosa ci dice la mano. Come lavora la mano… se l’unica  parvenza organica è una testa-corpo-senza corpo … è pur vero che questa  tensione di doppio scambio tra la struttura e la figura, tra la figura e il  testimone, sembra comunque definire una sorta di funzionamento. Come non  ricorrere qui a Self-portrait del 1973, a quell’uomo con la testa di maiale  rispetto al quale la deformazione avviene sul posto. Lo sforzo del corpo si  compie su di sé. Deleuze stesso ci ricorda come tutto il corpo sia pervaso da  movimento “movimento deformemente deforme, che ad ogni istante riconduce  l’immagine reale sul corpo per costruire la figura …Un quadro ci può fare da guida. Figure standing at a washbasin del 1976:  aggrappato all’ovale del lavandino, incollato con le mani ai rubinetti, il  corpo-figura si costringe ad un intenso sforzo immobile per poter fuggire,  passando tutto intero attraverso il tubo di scarico.”
     Masque   teatro nasce nel 1992 a Bertinoro (FC) per  opera di Lorenzo   Bazzocchi e Catia Gatelli. La forza visionaria del loro  teatro si esprime nel complesso dialogo che la compagnia sviluppa tra il  discorso filosofico, la creazione di elaborate architetture sceniche e il  fondamentale ruolo della Figura. Prigione detto Atlante (Mayfest-Glasgow, 1994), Coefficiente di Fragilità (La Triennale di Milano, 1998), Omaggio a Nikola Tesla (Bitef Festival, Belgrado  2003) e Materia cani randagi (Nobodaddy-Ravenna 2009) rappresentano le  punte di una ricerca che trova la sua ragion d'essere nella produzione di  simulacri, eventi dove materiale e virtuale si fondono per dar vita a originali  creazioni. Nel 2000 ricevono il premio Ubu per il progetto Prototipo e nel 2002 il premio Francesca Alinovi per l’attività artistica. Dal 1994 sono ideatori e organizzatori del festival Crisalide.
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