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2016 .1994
 
 
 
       
   
   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

di Peter Handke
di e con Lea Barletti e Werner Waas
musiche Harald Wissler

Un uomo e una donna si autoaccusano di comportamenti assunti e azioni compiute nella propria vita, assecondando o infrangendo le regole della società. Il testo di Handke è il gesto, autodiffamante e pubblico, con cui Lea Barletti e Werner Waas si fanno attori/testimoni di una presa di coscienza, un’educazione sentimentale alla parola. Dire questo testo è come guardare in un baule pieno di foto di sconosciuti. Avrei potuto essere io, avrei potuto dirlo, avrei potuto farlo: esiste un testo di cui è fatto il mondo, alla cui responsabilità non si sfugge. La scelta del bilinguismo rende inoltre visibile l’estraneità nella lingua, una lingua frutto dell’educazione, che non basta mai. Lo spettacolo mostra così cos’è la lingua, cosa può essere,
producendo pensiero autonomo.

 

Lea Barletti e Werner Waas lavorano insieme dagli anni ‘90, prima a Roma, poi a Lecce alle Manifatture Knos e dal 2012 a Berlino come Barletti/Waas. Fra i loro lavori: Dulce Est di H. Achternbusch (Roma, 2005), Cowboy Mouth di S. Shepard (Lecce, 2006), Tra un’ora e 12 minuti da L. Norén (Lecce, 2008), Anarchia in Baviera di R.W. Fassbinder (Lecce, 2009), Autodiffamazione di P. Handke (Roma/Berlino, 2013), Tristezza&Malinconia di B. Park (Roma, 2015), Kaspar di P. Handke (Berlino, 2017) e Monologo della buona madre di L. Barletti (Lecce, 2018).